Legge regionale per un consorzio industriale

Intervento pubblico qui e ora.. Che la primavera cominci

  1. Senza intervento pubblico, Gkn non si salva. Da tempo la proprietà della fabbrica si è disconnessa da qualsiasi funzione produttiva. La volontà è la distruzione della capacità produttiva della fabbrica senza alcun altro piano esplicito. La reindustrializzazione dal basso immaginata dai lavoratori e l’azionariato popolare sono elementi di controllo operaio, sociale e di propulsione della creazione di un polo delle energie rinnovabili e della mobilità leggera a Campi Bisenzio. Non vogliono e non possono sostituirsi all’intervento pubblico.
  2. Non solo senza intervento pubblico non si salva Gkn. Senza intervento pubblico non c’è nemmeno salvataggio dei posti di lavoro e transizione ecologica nell’automotive. Non c’è in generale transizione ecologica e riconversione delle aziende inquinanti. Né c’è alcuna possibilità di dismettere l’industria bellica e riconvertirla. Con un combinato di meccanismi – di monopolio dei grandi gruppi, inerzia, massimizzazione del profitto, assenza di pianificazione ecc – il mercato è incapace di rispondere a logiche di pubblica utilità e di piano collettivo. Anche laddove sposa meccanismi di riconversione ecologica, lo fa parzialmente, tardivamente, in forma contradditoria.
  3. Siamo per l’intervento pubblico qui e ora ma non per l’intervento pubblico per come già esiste qui e ora. Al di là di ogni vulgata liberista, l’intervento statale nell’economia è presente e ampio: a finanziare gli interessi sul debito, le grandi opere inutili e nocive, socializzare le perdite, le spese militari. La gestione delle crisi industriali attraverso incentivi alla rioccupazione, ammortizzatore sociale si è rivelata un enorme spreco di risorse pubbliche con effetti irrisori. Ribaltando totalmente la vulgata, l’attuale intervento statale è puro assistenzialismo, spreco, inefficienza.
  4. Rivendichiamo intervento pubblico in un contesto di uno Stato, di un Governo che non sanno, non vogliono, non possono farlo. Non concepiamo per questo la richiesta di intervento pubblico come una campagna di convincimento per smuovere qualche stanza dei bottoni. Così come già accaduto, siamo in grado – e laddove opportuno lo faremo – di presentare precise proposte di legge. Ma il tipo di intervento pubblico a cui ci richiamiamo non esiste e non può darsi senza controllo sociale diffuso, crescente, dal basso. La classe dirigente del nostro intervento pubblico si forma nelle mobilitazioni sociali, sindacali, politiche, nelle pratiche di autogestione, mutualistiche, di comunità. Non si tratta solo di stimolare lo stanziamento di capitale pubblico per fini sociali positivi – il che già di per sé non è poco – ma di contenderlo all’inefficienza, il boicottaggio, la dispersione. Il grande capitale privato non ha interesse all’intervento pubblico se non in perdita.
  5. Gkn non è un modello, ma un esempio, un grimaldello. La lotta non è arrivata a concepire la fabbrica socialmente integrata come risultato della propria concezione ideologica precostituita, ma in una lotta corpo a corpo con le tattiche con cui il capitale distrugge la fabbrica. E non è quindi detto che altre vertenze debbano seguire la stessa parabola. La fabbrica socialmente integrata è pubblica nel capitale, nelle finalità produttive, nella sua disponibilità al territorio con cui si collega attraverso la Società Operaia di Mutuo Soccorso. La richiesta di intervento pubblico ha quindi un punto di ricaduta su cui misurarsi qui e ora. Gkn ha bisogno della spinta all’intervento pubblico per vincere, la richiesta di intervento pubblico ha bisogno di Gkn, e non solo, per uscire dall’astrazione.
  6. Per questo complesso di considerazioni, le assemblee per l’azionariato popolare sono per quanto ci riguarda anche assemblee per l’intervento pubblico e viceversa.
  7. La campagna per l’intervento pubblico coinvolge quindi la necessità di invertire le privatizzazioni, il tema della cura, del lavoro domestico e della sanità pubblica, dell’istruzione e della ricerca pubblica, il caso Ilva, Alitalia, l’automotive, la riconversione ecologica e la campagna per i climate jobs, la messa in sicurezza del territorio, la conversione dell’industria bellica, la fine dell’enorme spreco di acqua potabile, la lotta contro il legame tossico tra GDO e agro-business – dannoso per la salute e l’ambiente, oltre che per il supersfruttamento del lavoro – per una agricoltura socialmente integrata in grado di sostenere e valorizzare anche la piccola produzione contadina agroecologica. E’ uno spazio di discussione e iniziativa ma è ancorata all’esigenze di mutare i rapporti di forza attorno e dentro le lotte esistenti.
  8. Che le assemblee di azionariato popolare e quelle per l’intervento pubblico si moltiplichino. Che lo facciano con l’urgenza di prevenire la sconfitta di Gkn, ma con la consapevolezza di dovere andare oltre. E che mettano a verifica la possibilità di una data di mobilitazione in primavera.

#insorgiamo

Dichiarazione assemblea azionariato popolare nordovest
Torino, 17 febbraio.

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